Categorie
Meditazione Japa

La via della Meditazione

Sir Desikachar

La meditazione non è una tecnica ma un viaggio.  

T.K.V. Desikachar

A maggio ho guidato un incontro online a ingresso libero sul tema: Meditazione, ostacoli e alleati. Di seguito riassumo alcuni punti dell’incontro, utili per chi desidera avvicinarsi alla meditazione. Un particolare ringraziamento agli insegnanti di yoga e ai praticanti appassionati che hanno partecipato all’incontro e condiviso le loro idee ed esperienze.

Cos’è la meditazione

Nello Yoga Sutra di Patanjali, la meditazione è uno stato di coscienza in cui la mente è totalmente focalizzata su qualcosa e libera da ogni disagio e distrazione.

Esistono due grandi categorie di meditazione: quella con un oggetto e quella senza oggetto. Di seguito le vediamo entrambi.

La meditazione senza oggetto

Consiste nell’ azzerare completamente il flusso dei pensieri. Le persone che si avvicinano alla meditazione si scoraggiano spesso in quanto provano (quasi sempre) questo tipo di meditazione. Si tratta di una meditazione molto difficile da realizzare, in quanto si manifesta da sola quando siamo pronti a riceverla, dopo anni di pratica costante o come una grazia che ci piove dal cielo.

La meditazione con un oggetto

Questa è la forma più accessibile. Presuppone che ci sia un oggetto, concreto o astratto (un idea, un’immagine, un concetto, ecc.), che fornisca una base per la nostra meditazione. Ad esempio osservare il flusso dei propri pensieri ma senza tentare di fermarli. Oppure osservare il proprio respiro, recitare un mantra, svolgere delle azioni in modo consapevole (ad esempio camminare, lavare la macchina, coltivare un giardino, ecc). Le possibilità sono infinite.

Anche il più semplice dei gesti, fatto con attenzione, con cura e consapevolezza diventa meditazione

Allora abbiamo bisogno di una guida, di qualcuno che ci conosca bene, che puo’ essere il nostro insegnante ma anche una persona di fiducia, che conosca la via della meditazione e che possa quindi guidarci a comprendere qual è la tecnica migliore per noi. 

A cosa servono le tecniche di meditazione

Abbiamo visto che la meditazione è un dono, accade o non accade. Noi possiamo solo creare le condizioni adatte. Come il giardiniere che predispone il terreno, pianta i semi e attende con fiducia che qualcosa germogli.

Le tecniche di meditazione servono a stabilizzare e calmare la mente, riducendo il flusso caotico dei pensieri che la rende agitata e distratta. Allora si crea un silenzio speciale, la mente viene inondata di pace e la meditazione può accadere.

Abbiamo bisogno di trovare la forma di meditazione più adatta a noi.

Una storia Zen

Un monaco si recò dal suo Maestro e gli chiese: – “Maestro, cosa posso fare per ottenere l’illuminazione?” –

Il Maestro rispose: – “Tanto poco quanto puoi fare per far sorgere il sole al mattino”.

Il monaco allora ribatte – ” Allora a cosa servono tutti gli esercizi che mi prescrivi?” –

E il maestro: – ” Ad assicurarmi che tu non dorma quando il sole inizia a sorgere”.

Cosa ci aiuta a meditare

Creare le condizioni adatte per la meditazione è come coltivare una pianta. Occorre scegliere i semi (oggetto di meditazione), piantarli in un terreno adatto (la nostra mente), proteggerli dalle intemperie (avidya), annaffiarli regolarmente e averne cura (pratica regolare) e attendere con fiducia che i tempi siano maturi e la pianta della meditazione germogli.

Si tratta di una progressione graduale, che possiamo alimentare seguendo alcuni consigli:

Praticare regolarmente. Mantenendo la metafora della pianta, se non abbiamo cura di quello che abbiamo seminato la nostra pianta avrà poche possibilità di crescere.

Praticare con una corretta attitudine. L’oggetto della nostra meditazione deve essere qualcosa di positivo per noi, qualcosa che ci piaccia, che ci attiri. Ad esempio una qualità che desideriamo, come la chiarezza mentale, la pace interiore, il coraggio, la fiducia, ecc. Se siamo credenti può essere anche l’immagine di un santo o del Divino in qualsiasi forma o nome.

Ambiente esterno. E’ molto utile fare la nostra pratica in un’ambiente accogliente, pulito, silenzioso, dove sappiamo che non verremo disturbati. Possiamo accendere un incenso o una candela se questo ci aiuta a creare l’ambiente giusto. Consiglio importante: il telefono deve essere fuori dalla vista (meglio ancora se fuori dalla stanza).

Ambiente interno. Non possiamo saltare dentro una pratica meditativa. Occorre una preparazione. Ad es. una pratica yoga, dei respiri consapevoli, il canto di un mantra, ecc. Allo stesso modo non saltiamo fuori dalla pratica ma ci prendiamo alcuni minuti per “disconnetterci”, prima tornare alle attività quotidiane.

Consiglio pratico: se abbiamo un tempo limitato per la nostra pratica è utile impostare un timer che ci indichi quando è tempo di tornare alle attività quotidiane. In questo modo ci godremo la pratica senza preoccuparci di fare tardi. Altrimenti rischiamo di pensare tutto il tempo “che ore saranno?”.

L’oggetto di meditazione deve essere qualcosa che risuoni in modo potente nel nostro cuore

T. Krishnamacharya
  • Creare l’abitudine. La nostra mente ama i processi automatici, le abitudini. Sfruttiamo questo tratto a nostro vantaggio costruendo l’abitudine di praticare sempre nello stesso posto e alla stessa ora. Sarà la nostra stessa mente a “implorarci” di dedicarci alla pratica nel momento giusto.
  • La postura non fa il monaco. Sedere con la schiena dritta è utile perché favorisce l’attenzione e la consapevolezza. A patto che non ci siano rigidità o dolori. Non occorre sedere per forza a terra o nella postura del loto. Possiamo usare una sedia o un cuscino. E’ molto più semplice portare la consapevolezza dentro di noi se il corpo non ci disturba.
  • Scegliere una tecnica e mantenerla. Cambiare tecnica continuamente non aiuta. Manteniamo la stessa tecnica per almeno 3 mesi.
  •  Lasciare andare le aspettative. Pratichiamo senza aspettarci nulla, coltivando il senso di gratitudine verso quanto scopriremo in questo viaggio.

Dopo una buona pratica non si ha voglia di parlare, si ha voglia di consumare la pace

Gerard Blizt

Oṃ Śāntiḥ Śāntiḥ Śāntiḥ

Di Antonella

Mi chiamo Antonella Valentinetti. Insegno Yoga e Canto Vedico. Dal 2013 sono membro della Yani, associazione nazionale insegnanti di yoga.